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    Architetti, mantenere distinzione tra professioni intellettuali e non

    Roma, 13 lug. (Labitalia) – Il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori esprime la sua più ferma opposizione all'emendamento sulle liberalizzazioni delle libere professioni presentato al testo della manovra in quanto, si legge in una nota del Consiglio, 'esso non distingue tra professioni già regolamentate per motivi di interesse generale e quelle che non lo sono'.

    'A seguito di questo vizio sostanziale -avverte- applica in senso lato il principio di libertà d'impresa, subordinandovi l'interesse generale e andando, così, contro i principi costituzionali ed europei'.

    Per quanto riguarda la legislazione europea, infatti, il Consiglio nazionale sottolinea che la 'Direttiva qualifiche professionali', all'articolo 43, prevede espressamente che, 'nella misura in cui si tratta di professioni regolamentate, la presente direttiva riguarda anche le professioni liberali che sono quelle praticate sulla base di pertinenti qualifiche professionali in modo personale, responsabile e professionalmente indipendente da parte di coloro che forniscono servizi intellettuali e di concetto nell'interesse dei clienti e del pubblico'.

    'L'esercizio della professione negli Stati membri – continua la direttiva – può essere oggetto, a norma del trattato, di specifici limiti legali sulla base della legislazione nazionale e sulle disposizioni di legge stabilite autonomamente, nell'ambito di tale contesto, dai rispettivi organismi professionali rappresentativi, salvaguardando e sviluppando la loro professionalità e la qualità del servizio e la riservatezza dei rapporti con i clienti'.

    Sempre riguardo alla legislazione europea, la direttiva 123 del 2006, all'articolo 4, individua la nozione di 'motivi imperativi d'interesse generale', ovvero 'motivi riconosciuti come tali dalla giurisprudenza della Corte di giustizia, tra i quali: l'ordine pubblico, la sicurezza pubblica, l'incolumità pubblica, la sanità pubblica, il mantenimento dell'equilibrio finanziario del sistema di sicurezza sociale, la tutela dei consumatori, dei destinatari di servizi e dei lavoratori, l'equità delle transazioni commerciali, la lotta alla frode, la tutela dell'ambiente, incluso l'ambiente urbano, la salute degli animali, la proprietà intellettuale, la conservazione del patrimonio nazionale storico e artistico, gli obiettivi di politica sociale e di politica culturale'.

    Gli architetti italiani ribadiscono la 'disponibilità a discutere e a condividere una riforma di modernizzazione delle professioni, nel superiore interesse del Paese, anche in tempi molto brevi, che sia coerente con i principi di etica e di qualità ai quali si ispirano i professionisti italiani'.

    'Affinchè – conclude la nota del Consiglio – essa sia un investimento in termini di competenze e di capacità e, quindi, lo sia per il Paese, chiedono a maggioranza e a opposizione di salvaguardare i diritti della collettività e dei cittadini, escludendo le professioni regolamentate dall'emendamento e indicando, invece, un termine ordinativo di sei mesi per legiferare separatamente in materia di professioni intellettuali'.

    Fonte www.omniaprofessioni.it/notizie/news241.php